Arte

Il meraviglioso Impressionismo di CLAUDE MONET

di Valentina Presentini

Ci sono alcuni artisti che entrano di prepotenza nel cuore di tutti, a prescindere dalle latitudini e dall’età. Sono artisti che non hanno bisogno di essere spiegati o capiti, piacciono e basta. Monet è uno di questi, uno dei “grandi”, capace di emozionare raffigurando soggetti semplici: fiori, alberi e ninfee.

Claude Monet diceva di se stesso che le uniche cose che sapeva fare erano dipingere e piantare fiori.

Ninfee, 1915

«Io devo forse ai fiori l’essere diventato pittore».

Claude-Oscar Monet nasce il 14 novembre 1840 a Parigi.  Nel 1845 si trasferisce con la famiglia a Le Havre in Normandia e nel 1851 viene iscritto al collegio municipale. A lui però gli studi non interessano granché, infatti passa il suo tempo a disegnare le caricature dei suoi insegnanti, dei suoi compagni di scuola e, più in generale, dei cittadini di Le Havre. Le prime caricature del giovane Monet risalgono agli anni tra il 1855 e il 1857.  

«Da bambino, sui quaderni di scuola, mentre seguivo – male – le lezioni, mi dedicavo con risultati eccellenti alla caricatura».

Giovane Donna al piano verticale, 1858

Quegli schizzi di piccole dimensioni rilevano il suo talento e il suo sottile spirito di osservazione. Per migliorare la propria tecnica, copia le opere di autori già affermati quali Paul Hadol, Étienne Carjat e soprattutto Nadar. Essenziale è l’incontro con Eugène Boudin che diventa subito suo grande ammiratore, trasmettendogli la grande passione per la pittura ‘en plein air’. Boudin gli dirà: « Studia, impara a vedere e a disegnare, dipingere, fare paesaggi».

Veduta di Rouelles, Le Havre, 1858

La sua vocazione artistica lo porta Parigi dove si iscrive all’Académie Suisse, scuola d’arte privata fondata da Charles Suisse. Qui gli stimoli sono tanti, nati grazie all’assidua frequentazione della Brasserie des Martyrs, luogo di riunione di molti scrittori e intellettuali. Monet in questi anni stabilisce una fittissima rete di conoscenze, destinata a rivelarsi vincente per la sua carriera.

Nel 1861  presta servizio militare in quel di Algeri, città che lo affascina molto.

«Pensavo solo a dipingere, tanto m’inebriava quel paese stupendo».

Successivamente inizia a frequentare l’atelier di Charles Gleyre dove ha modo di perfezionarsi. Importantissima per l’evoluzione di Monet è l’amicizia con Alfred Sisley, Pierre-Auguste Renoir e Jean-Frédéric Bazille, artisti che come lui ripudiano la sterilità del disegno accademico. Da questo momento in poi si dedica sempre con più assiduità alla pittura en plein air, così detta perché esercitata all’aperto

Gustave Courbet, padre del realismo pittorico, lo aiuta in un momento di grande difficoltà economica, lasciandogli la possibilità di dedicarsi in modo ancora più intenso alla pittura, periodo in cui inizia a firmarsi col nome di «Claude».

Nel 1863, Claude resta stregato da un’opera di Manet, Colazione sull’erba, dipinto che suscita scandalo per via della presenza di un nudo femminile, e in più eseguito in uno stile accademico per niente convenzionale. Sei anni dopo, Monet lo omaggia con una scena conviviale di campagna che porta lo stesso titolo di quella contestata. Le sue opere hanno difficoltà ad essere accettate dalle gallerie ma gli amici lo aiutano con un supporto finanziario. Il 28 giugno 1870, sposa Camille-Léonie Donciuex dalla quale unione nasceranno i figli Jean e Michel.

La colazione sull’erba, 1865-1866

Gli artisti fanno in genere della propria sfera familiare il primo soggetto della loro pittura. Monet non fa eccezione e sceglie come modelli i suoi cari. Questi dipinti non verranno mai esposti prima della sua morte poiché il pittore li custodisce gelosamente senza mai esporli in pubblico, a dimostrazione di quanto lui fosse legato ai suoi familiari.

Camille Doncieux Monet, 1866

Nel 1872, dipinge dalla finestra di una camera d’albergo il panorama del porto di Le Havre avvolto nella foschia al sorgere del sole. L’eccezionale libertà di esecuzione di questa marina, rapidamente abbozzata e realizzata con grande economia di mezzi, rende indefinito il soggetto. Edmound Renoir, curatore del catalogo della prima mostra della Società Anonima di pittori, in cui viene esposta l’opera – chiede all’autore di trovarle il titolo, e Monet dice: «…dato che non poteva passare per una veduta di Le Havre, gli ho risposto: metta Impressione». E’ proprio da questo quadro, uno dei più leggendari di Monet, che nasce uno stile del tutto innovativo per l’epoca: l’Impressionismo.

Impressione, Levar del sole, 1872

Nonostante i timidi apprezzamenti di alcuni critici, la prima esposizione impressionista non si rivela un successo di pubblico e gli artisti esposti sono costretti a prendere atto di un cospicuo deficit finanziario. Si susseguono anni difficili, nel 1974 Camille, sua moglie, si ammala gravemente.

«Sebbene io abbia fede nel futuro, il presente è veramente difficile da affrontare».

La passeggiata, 1875

Queste difficoltà, tuttavia, non intaccano le sue ambizioni artistiche e in questo stesso periodo realizza il Ponte di Argenteuil, la Vela sulla Senna ad Argenteuil e La casa dell’artista ad Argenteuil.

Il ponte di Argenteuil, 1874

Pur amando infinitamente le campagne intorno Parigi, Monet vuole tornare in città. A partire dal 1877, il pittore torna a sondare la realtà metropolitana, con un particolare riguardo alla stazione di Saint-Lazare.

Arrivo del treno dalla Normandia alla Gare St.Lazare, 1877

Nel 1879, l’amata compagna muore. Il durissimo inverno che si sussegue si rivela tra i più freddi che la Francia abbia mai conosciuto. L’isolamento avvertito da Monet si riflette sulle sue tele: durante questo periodo realizza opere particolarmente potenti e nel tentativo di immortalare la morsa del freddo utilizza colori quasi irreali, assai distanti dai toni realistici impiegati in altre opere in cui si dedica alla semplificazione del soggetto. Progressivamente la sua opera si concentra nuovamente sulla natura.

La terrazza a Sainte‑Adresse, 1867

La permanenza a Vétheuil segna la svolta della sua carriera poiché una intera generazione di scrittori di talento come Zola, Duret e Thiébault-Sisson si appassionano talmente al suo stile pittorico  da confermarlo pubblicamente indiscusso maestro dell’Impressionismo.

Quando nel 1883 si trasferisce a Giverny, Monet ha quarantadue anni. Non sa ancora di aver trovato il luogo in cui abiterà fino agli ultimi anni della sua vita. Nel frattempo viaggia ancora molto per l’Europa alla ricerca di insolite vedute, nonostante a Giverny avesse trovato un luogo che gli consentiva di conciliare le sue due passioni: il giardinaggio e la pittura.

‘Signora in giardino a Sainte-Adresse, 1867

«Mi metto in cammino finché non troverò un paese e una casa che mi soddisfi».

Nel 1890 si risposa con la vedova Alice Hoschedé,  acquista la casa di cui era stato affittuario e finalmente può dare sfogo all’altra sua grande passione, il giardinaggio, che da questo momento influenzerà non poco la sua produzione artistica. La casa infatti ha due giardini,  il clos normand, frutteto e fiori insieme, e uno acquatico che farà ampliare nel 1901. E’ uno scenario idilliaco e perfetto per la creazione di opere irripetibili. Il ponte giapponese, lo stagno e tutta l’area circostante, popolati di piante acquatiche come ninfee, iris, bambù e peonie, lo portano a creare una serie meravigliosa di piccoli dipinti che anticipano i grandi pannelli a cui lavorerà tra i settantacinque e ottantasei anni, donati in seguito allo Stato francese per celebrare la fine della Prima guerra mondiale.

Ninfee, 1919

«Il mio giardino è un opera lenta, perseguita con amore. E non nascondo che ne vado fiero».

Tra il 1899 e 1902, Monet dedica due serie di tele allo stagno delle ninfee: lo sfondo è occupato da una folta vegetazione che forma uno schermo sul quale si stagliano le chiazze di colore dei nenufari. In questo “regno colorato e impregnato dal profumo dei fiori”, Monet inizia a dipingere a serie. La sua si trasforma in una vera e propria ossessione.

Lo Stagno delle Ninfee, 1899

«Questi paesaggi d’acqua e riflessi sono diventati un’ossessione».

A differenza di altri pittori della sua epoca, Monet è testimone della propria gloria mentre è ancora in vita. A cavallo del Novecento le sue opere escono dal confine territoriale e diventano celebri in tutto il mondo. Nonostante questi successi, gli ultimi anni della sua vita sono contraddistinti da numerosi lutti.

In questo periodo di profonda solitudine, appartato nella suo giardino, dedica una serie di tele al salice piangente, come simbolo dell’angoscia che lo attanaglia. Mentre scoppia la seconda guerra mondiale, Monet è molto anziano e ha quasi perso l’uso della vista.

Glicini, 1917-1920

Muore il 5 dicembre del 1926 lasciando un’impronta indelebile sulla storia dell’arte, non solo per il suo stile sempre controcorrente che si esprimeva attraverso l’abolizione definitiva della prospettiva geometrica, ma soprattutto per l’innovativo utilizzo della luce naturale attraverso pennellate di fulgida bellezza.  

«Il colore è la mia ossessione giornaliera, la mia gioia e il mio tormento».

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