Moda

COCO CHANEL: LA MADEMOISELLE PIU’ FAMOSA DELLA STORIA

Coco Chanel, all’anagrafe Gabrielle Bonheur Chanel, è la stilista francese più innovativa del ‘900, è lei ad inventare un nuovo concept di eleganza femminile basata su abiti dalle forme lineari e funzionali ma soprattutto comodi, innescando una vera e propria rivoluzione di costume. Amava vedere le donne belle, libere e moderne. Amica e mecenate dell’avanguardia artistica e culturale parigina (Picasso, Cocteau, Djagilev, Colette, Stravinski), ha frequentato molti dei grandi dell’epoca, a cominciare da Winston Churchill. Fra i suoi amori figurano un nipote dello zar, un cugino del re d’Inghilterra e un poeta surrealista.

Gabrielle Chanel, 1931

Nasce il 19 agosto del 1883 in un villaggio della Loira, Saumur. E’ un’infanzia sfortunata la sua: rimane orfana di madre all’età di 12 anni e il padre, un venditore ambulante, non potendosi permettere di badare alle figlie a causa dei suoi continui spostamenti, decide di darle in affidamento in un istituto presso le monache del Sacro Cuore. La piccola Gabrielle aspetterà la visita del padre ogni fine settimana ma invano, non lo rivedrà più. Questo trauma segna irrimediabilmente la personalità della ragazza ed il suo conseguente rapporto con gli uomini, con cui non riuscirà mai a legarsi in modo definitivo. In questo triste scenario c’è tuttavia un elemento salvifico, infatti è proprio l’ambiente austero dell’istituto e l’abbigliamento monacale costituito da un rigoroso bianco e nero che ispira le sue future creazioni. L’antitesi dei colori opposti e la severità delle linee diventano caratteristica distintiva della sua couture, in netto contrasto con la moda dell’epoca fatta di corsetti, balze e falpalà.

« […] il nero conteneva tutto. Anche il bianco. Sono d’una bellezza assoluta. È l’accordo perfetto. »

A 18 anni è ammessa al collegio Notre-Dame, una scuola di apprendistato delle arti domestiche dove impara a cucire.

Nel 1901 inizia a lavorare come commessa nella bottega Maison Grampayre Moulins, allo stesso tempo intraprende una breve carriera di cantante in un caffè. Si racconta che il soprannome Coco derivi dalla canzone Qui qu’a vu Coco? che Gabrielle cantava durante le sue esibizioni. In un caffè di Moulins incontra Étienne de Balsan, un giovane di carriera figlio di imprenditori tessili, i due intraprendono una relazione lunga sei anni tra alti e bassi.   

Étienne de Balsan ha un meraviglioso castello a Royallieu, nei pressi di Parigi, è un grande appassionato di cavalli e di corse e Coco si ritrova spesso a passare le sue giornate nelle scuderie imparando a cavalcare. La vita equestre le regala l’idea per la creazione di pantaloni da cavallerizza e cravattine lavorate a maglia.

Nel 1908, un po’ annoiata dalla vita monotona di campagna,  inizia a creare cappelli dalle linee sobrie e discrete, realizzati in paglia e ornati da piccoli nastri in raso o da singole piume, un’innovazione rispetto ai modelli molto più sontuosi e ingombranti di quel periodo. Piano piano si crea una rete di clienti affezionate appartenenti all’aristocrazia francese: ricche dame, mogli importanti e anche un’attrice di teatro, presunta amante dello stesso Étienne che ha la fama di essere un vero dongiovanni.

«Se hai capito che gli uomini sono dei bambini allora hai capito tutto della vita.»

Un incontro fortuito, proprio nella residenza di Balsan, cambierà per sempre il destino di Coco: Boy Capel è un giovane gentiluomo inglese molto affascinante, discreto nel carattere e istruito, ben diverso dalla spavalderia francese rappresentata da Balsan, lei se ne innamora perdutamente, ricambiata. Lui la sostiene e la incoraggia nel suo lavoro dandole fiducia, per la prima volta Coco sente di avere uno scopo ma soprattutto uno strumento di emancipazione. Decidono di andare a vivere a Parigi dove Coco apre la sua prima boutique in Rue de Cambon 21. Nonostante ciò, i due non si sposeranno mai a causa del divario sociale che li separa, lei è un’orfana di incerte origini e Capel un rappresentante dell’alta borghesia. Inoltre Boy mette Chanel davanti ad una decisione: “l’amore della sua vita o il lavoro”, mettendola al corrente che avrebbe sposato un’altra donna in un matrimonio combinato. Lei spinta dal suo spirito indipendente e testardo, sceglie il lavoro.

«Se una donna è malvestita si nota l’abito. Se è vestita impeccabilmente si nota la donna.»

Nel 1912 inizia a creare maglioni, gonne e vestiti: abiti comodi ideali per quegli anni di cambiamento e di guerra.

Un anno dopo apre la sua seconda boutique a Deauville, prestigiosa residenza estiva dei ricchi facoltosi di Francia. Qui Coco vede il mare, un panorama per lei nuovo e rimane affascinata dall’abbigliamento leggero dei marinai, fatto di maglie a righe e pantaloni bianchi che le suggerisce una linea femminile con gli stessi colori e forme, un’autentica innovazione nel costume della Belle Époque che aveva limitato le donne con fastidiosi corsetti attillati e soffocanti.  Coco Chanel inventa lo stile casual.

«Fino a quel momento avevamo vestito donne inutili, oziose, donne a cui le cameriere dovevano infilare le maniche: invece io avevo una clientela di donne attive; una donna attiva ha bisogno di sentirsi a suo agio nel proprio vestito.»

Sull’onda del successo di Deauville, il 15 luglio 1915 Chanel apre anche sulla costa atlantica della Francia, a Biarritz.

Nel 1916 acquista una partita di Jersey, tessuto inglese fino ad allora sconosciuto in Francia e usato esclusivamente nella sartoria maschile. Questa trovata si rivela un autentico lampo di genio vista la sua morbidezza e malleabilità sul corpo. Il trittico di gonna, pullover e cardigan è il primo abbinamento distintivo della moda Chanel, realizzato soprattutto in bianco e nero.

Proprio in questi anni conosce Misia Sert, l’amica che la introduce nel mondo degli artisti e degli intellettuali.

In una fredda notte d’inverno, Boy Capel muore prematuramente in un incidente d’auto. Coco è sconvolta e per fuggire al lancinante dolore si butta a capofitto nel lavoro. In seguito perde anche l’amata sorella a causa di una febbre spagnola.

Nel 1920, anno della sua consacrazione, si rivela ancora controcorrente lanciando la moda del capello corto. Le lunghe trecce raccolte in uno chichon sono un’altro fardello anacronistico di cui lei si libera, le giovani francesi ne andranno pazze, emulandola poco dopo.

«La moda passa, lo stile resta.»

La stilista non dimentica le umili origini ricercando utili suggestioni in elementi di sorprendente semplicità: il celeberrimo petit robe noir, un essenziale ma elegantissimo tubino nero viene alla luce dal guardaroba delle commesse e impiegate parigine. Audrey Hepburn lo rende un classico intramontabile indossandolo nel film Colazione da Tiffany, è il trionfo dello charme femminile finalmente scevro da superflue sovrapposizioni sartoriali. Dopo di lei anche Jacqueline Kennedy lo sfoggerà nelle serate di gala contribuendo al successo del manufatto a livello internazionale.

Audrey Hepburn in Chanel per Colazione da Tiffany

Il successo è definitivamente arrivato, nasce anche la fragranza che porta il suo nome, Chanel N.5, un profumo senza tempo, considerato uno dei migliori mai concepiti ancora oggi.

La celebre frase di Marilyn Monroe: “Vado a dormire soltanto con due gocce di Chanel N. 5” consegna Coco alla leggenda.  

MARYLIN MONROE, Chanel N. 5

« La felicità non è altro che il profumo del nostro animo.»

Durante gli anni della grande depressione, si dedica instancabile alla produzione di gioielli, è in corso la guerra quindi le donne non si possono permettere spese inutili, lei genialmente propone pezzi di bigiotteria in cristallo e perle finte che rendono in egual misura lo stesso tono elegante abbinati sui completi neri.

Le sue creazioni entrano a far parte anche di produzioni teatrali e cinematografiche. Realizza diversi costumi per le opere dell’amico Cocteau.

Con l’avvento della seconda guerra mondiale, Chanel deve chiudere il suo atelier, per riaprirlo solo alla fine del conflitto.

Gli anni 50 vedono la creazione del celebre tailleur in tweed scozzese, questa volta nella variante dei colori pastello, è come se Coco cercasse un rifugio di luce dalle tragedie della vita e dalla guerra: il rosa e l’azzurro diventano simboli di ottimismo e rinascita. Sull’onda del boom economico, il ruolo della donna si evolve ulteriormente, c’è sempre più bisogno di praticità soprattutto negli accessori e Mademoiselle si inventa un nuovo tipo di borsetta, la “2.55”, una pochette in pelle traforata con tracolla in catenine, al centro della quale compare l’illustre logo della doppia C intrecciata, un altro must indiscutibile indossato ancora oggi nel nuovo millennio.

«Mi sono stancata di dover portare la mia borsetta a mano […] quindi ho aggiunto sottili cinturini, cosicché possa essere usata come una borsa a tracolla.»

Coco muore all’età di 87 anni all’Hotel Ritz, di domenica, il giorno della settimana che odiava perché libero dalla sua attività preferita, il lavoro.

Dal 1983, un altro gigante della moda, Karl Lagerfeld, prende magistralmente le redini della casa di moda Chanel restituendo rinnovato lustro alla sua grande sartoria.  Scomparso Lagerfeld proprio l’anno scorso, è nuovamente una donna, la francese Virginie Viard a raccoglierne l’eredità.

Karl Lagerfeld, Chanel Show, Parigi

Sono molte le produzioni cinematografiche dedicate a questo mito della moda ma vogliamo ricordare un titolo su tutti: Coco avant Chanel – l’amore prima del mito, un omaggio accorato e commovente di una donna (la regista Anne Fontaine) ad un’altra donna. La  deliziosa protagonista, Audrey Tautou, incarna amabilmente tutta la delicata grazia di un personaggio tanto carismatico, reso ancora più realistico dalla sua impressionante somiglianza con Mademoiselle.

«Non mi pento di nulla nella mia vita, eccetto di quello che non ho fatto.»

Romy Schneider e Coco
Coco nel suo atelier con un’indossatrice
Coco e il coreografo Serge Lifar al mare
Salvador Dalì e Coco
Coco (prima a destra) a Montecarlo
Coco a Venezia con degli amici
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