
TINA MODOTTI, LA FOTOGRAFA DELLA RIVOLUZIONE
di Cristina Stendardo
Testimone preziosa del suo tempo, anima nomade per destino, indipendente per natura, artista per vocazione. Tina Modotti è una protagonista femminile chiave del secolo Novecento: durante i numerosi soggiorni, dall’Europa agli Stati Uniti fino al Messico, sua seconda patria, viene a contatto con l’intellighentia mondiale, contribuendo a scrivere la storia. Ingiustamente relegata nell’oblio a causa del Maccartismo, ritorna in auge nel nuovo millennio diventando un’eroina collettiva soprattutto tra i più giovani.

Tina Adelaide Luigia Modotti nasce a Udine nel 1896 da una famiglia di operai, suo padre è un fervente socialista ed educa i figli con gli stessi principi di uguaglianza sociale. Sono tempi duri, la situazione economica è drammatica tanto che a soli dodici anni, dopo aver terminato le scuole elementari, Tina si vede costretta ad andare a lavorare in una fabbrica tessile. Lo zio Pietro, figura centrale per la sua formazione, possiede uno studio fotografico, è lui che la introduce a questa nobile arte insegnandole i primi rudimenti.

Nel 1914 raggiunge il padre emigrato in America in cerca di fortuna e quattro anni dopo sposa un pittore francese, Robo, insieme si stabiliscono a San Francisco, città cosmopolita e bohemienne, perfetto ritrovo per le menti creative: entrambi amano l’arte e la poesia, dipingono tessuti con la tecnica del batik; la loro casa diventa luogo d’incontro per intellettuali liberali. In seguito si spostano a Los Angeles dove Tina intraprende la recitazione, compare in tre produzioni cinematografiche. E’ una donna di straordinaria bellezza, che fa girare la testa a molti uomini. La sua carriera in questo campo ha però vita breve, non si sente valorizzata ma soprattutto non accetta lo stereotipo costruito dall’establishment hollywoodiano che vede le attrici sostanzialmente come oggetti sessuali da esporre come belle statuine al pubblico. E’ ben lontana dagli autori che ha tanto amato quando si cimentava nelle filodrammatiche a Little Italy: Goldoni, Pirandello, D’Annunzio..

Nei circoli che frequenta, fa la conoscenza del celebre fotografo Edward Weston, diventa la sua modella preferita, nonchè musa ispiratrice. Nel frattempo il marito si trasferisce in Messico, lei gli corre dietro sperando di rivederlo ma invano, lui muore di vaiolo due giorni prima del suo arrivo. E’ un duro colpo per la Modotti. Anni dopo ritornerà a Città del Messico dove si stabilisce definitivamente con Weston.


Nei primi decenni del nuovo secolo, questo paese è al centro di grandi fermenti rivoluzionari e Tina vive in prima persona i tumulti del popolo schierandosi dalla parte dei contadini e della classe operaia, è attiva nel partito comunista e partecipa alle manifestazioni popolari a fianco di grandi personaggi messicani come Diego Rivera e sua moglie Frida Kahlo di cui diventa intima amica. Si vocifera anche di una relazione saffica tra le due che condividono l’impegno politico e l’amore per l’arte.

Inizialmente partita come assistente di camera per Weston, Tina riesce ad emergere col suo naturale talento nel ritrarre lo spirito messicano, le tradizioni millenarie, attraverso i volti della gente semplice, impegnata nei riti quotidiani. Al centro della sua opera c’è sempre il lavoro, la fatica espressa con le mani, l’artigianalità di gesti mai immutati nel tempo. Lei afferma: “Uso la fotografia come strumento di indagine, di denuncia sociale, al servizio del popolo.”


La sua rimane comunque un’attitudine umile, non le piace autodefinirsi “artista”.
“Ogni volta che si usano le parole arte o artista in relazione ai miei lavori fotografici, avverto una sensazione sgradevole dovuta senza dubbio al cattivo impiego che si fa di questi termini. Mi considero una fotografa e niente altro.”
Apre uno studio fotografico insieme al padre ma a causa delle posizioni politiche viene espulsa dal Messico, quindi fugge in Russia dove prende parte a missioni segrete, ufficialmente opera per il Soccorso Rosso Internazionale. Si ferma in Spagna durante la guerra civile, lavora negli ospedali e aiuta i profughi a fuggire grazie alla sua militanza nel Congresso degli Intellettuali contro il fascismo. Nella causa spagnola, i compagni di lotta vicini sono Ernest Hemingway, Dolores Ibarruri, Robert Capa. In questo particolare momento l’arte e la letteratura hanno una forte connotazione politica. Lei stessa rischia la vita sotto i bombardamenti, scappa a Parigi braccata per poi fare ritorno in Messico sotto mentite spoglie. Cerca di sopravvivere come può lavorando come traduttrice mentre si dedica al soccorso dei reduci. Nella notte del 5 gennaio 1942, muore colpita da infarto.

Le sue spoglia riposano nel cimitero Grande Pantheon de Dolores a Città del Messico e sulla sua tomba è inciso un epitaffio scritto dal poeta e amico Pablo Neruda:
“Tina Modotti, sorella, tu non dormi, no non dormi: forse il tuo cuore sente crescere la rosa di ieri, l’ultima rosa, la nuova rosa. Riposa dolcemente sorella. La nuova rosa è tua, la nuova terra è tua: ti sei messa una nuova veste di semente profonda e il tuo soave silenzio, spuma d’acciaio, linea, polline, si è fatta la tua ferrea, la tua delicata struttura.”

Le sue fotografie sono conservate nei più importanti musei del mondo tra i quali ricordiamo la Biblioteca del Congresso a Washington e l’International Museum of Photography and Film in Eastman House a Rochester, New York.














Bibliografia: www.grandi-fotografi.com


2 commenti
Giorgio Ravagnani
Ho visto anni fa una mostra di Tina Modotti in Portorico in quella circostanza era la prima volta che sfilava un corteo per l’8 Marzo in Portorico.
guillermo echeverria
Creo que la foto “Ragazza allá Finestra” es una imagen de Manuel Álvarez Bravo, mexicano y no de Tina Modotti. Por favor revisar la página del Museo Nacional de Bellas Artes de México., Para rectificar.
Muy cordialmente
Guillermo Echeverría
Quitó, Ecuador